Business & Finanza
Blockchain: i vantaggi di una tecnologia decentralizzata
Lo scambio di valore che ha condotto allo sviluppo della token economy
La rivoluzione nel campo delle tecnologie informatiche non ha affatto smesso di cavalcare l'onda dell'ingegno umano, e sulla scia di questo cambiamento il nostro sistema economico è stato trasformato profondamente dall'ascesa del cosiddetto “effetto network”. Il tutto è iniziato con l'avvento dei computer, il world wide web e le piattaforme online.
Il potere disruptive dell’effetto network ha influenzato fino al midollo l'organizzazione sociale ed economica della società, e ancora oggi questo processo di trasformazione continua la sua scalata con una nuova serie di tecnologie improntate a costruire il web 3.0.
La componente principale è indubbiamente la blockchain: il mezzo per decentralizzare le varie operazioni effettuate dagli attori di mercato e connettere quest'ultimi a livello globale su una scala mai vista prima d'ora. Questa tecnologia decentralizzata permette ad un network di computer di conservare un database di scambi e diritti di proprietà grazie ad un protocollo che funziona via internet.
L'inclusione dei dati non è né chiusa né controllabile da un solo attore, bensì è pubblica e distribuita sul database accessibile a tutti. Sulla blockchain sono elencate quindi tutte le transazioni effettuate, e ad esse sono associate anche le relative informazioni riguardanti data, ora, partecipanti alla transazione e l'ammontare della stessa. Grazie a sofisticati processi matematici, le transazioni sono verificate dai cosiddetti miner, i "guardiani" della potenza computazionale necessaria a sostenere il database. La tecnologia del web 3.0 permette la nascita di un'economia decentralizzata, rimuovendo la necessità di ricorrere ad autorità centrali per gestire il network e sostituendola con un modello di consenso gestito da tanti.
Questo database condiviso e improntato sulla crittografia permette interazioni trustless e peer-to-peer mediante nuovi protocolli informatici. Le persone possono iniziare ad imbastire il proprio network per coordinarsi e scambiare valore direttamente, con regole alla base automatizzate in nuovi modi.
Al cuore di queste nuove forme di organizzazione ci sono le tecnologie blockchain che attraverso i loro registri distribuiti permettono uno scambio di valore, il quale può assumere una qualsiasi forma: denaro, proprietà, 1 Kw di energia per ora, un posto per parcheggiare, il numero di follower su un social media e addirittura i "like" che si possono ricevere per un contenuto visivo condiviso. Questi registri distribuiti forniscono l'infrastruttura per far sviluppare la cosiddetta token economy.
Un token è semplicemente la quantificazione di un'unità di valore: esso può essere generico o fungibile. Un token è generico quando è utilizzato per definire una qualsiasi forma di valore, mentre è fungibile quando è scambiabile con diverse altre forme di valore. Ad esempio, il denaro fiat comune (es. l'euro) non è completamente fungibile perché non può essere scambiato con altri asset presenti nella società: infatti gli apprezzamenti ed i "like" assegnati ad un video specifico possono avere un certo valore, ma tipicamente non sono scambiati direttamente in valuta corrente. Un token, quindi, differisce dal denaro fiat perché è più generico. In effetti il denaro fiat è specifico in tal senso, perché punta di più a definire il valore dettato dall'utilità ed è in sintonia con la logica alla base di un'economia industriale. I token, invece, essendo più generici, possono definire un ampio set di valori: capitale sociale, capitale naturale, capitale culturale, ecc.
Per esempio, il capitale naturale è l'integrità di un ecosistema che permette di funzionare e fornire servizi agli esseri che lo popolano. Però il modello economico tradizionale si preoccupa solamente dei servizi resi (acqua, cibo, materiali, ecc.) e spinge ad ignorare l'integrità del sistema. Un token generico, invece, potrebbe preservare egregiamente tale integrità.